sabato 24 novembre 2012

L'UOMO CONIGLIO

Avete mai conosciuto l'uomo che io definisco "coniglio", cioè quello che che pensa in un modo e per ipocrisia ti dice altro, quello che dice di amarti solo per non passare dalla parte del torto, e quindi non vuole assumersi le sue responsabilità, quello che vede solo i colori della sua vita e non da retta alle sfumature altrui. Ce ne sono a bizzeffe in giro e, purtroppo, ad ognuna di voi prima o poi capiterà di incontrarne uno. Se potete, fuggite! Fuggite a gambe levate! Ben presto quello che inizialmente vi è sembrato un'eroe sul suo cavallo bianco, pieno di adorabili qualità, si trasformerà nell'incubo più tremendo, e farete fatica a liberarvene! Si, perchè ogni volta che lo metterete con le spalle al muro lui giurerà di amarvi, nella sua migliore tradizione, per poi continuare a comportarsi come un coniglio, esattamente come prima!

giovedì 22 novembre 2012

MANDAMI A DIRE

Io dalla mia ho una speranza che vince mille a zero sulla pazienza, così so e ho sempre saputo che un giorno... Un giorno arriverà il tramonto e si siederà sopra il sole, ma in quel momento il sole si rifiuterà di scendere giù, giù in fondo al mare, allora succederà che ci sarà luce tutto il giorno, sarà la volta che i curiosi non si sveglieranno dal riposo e tu, tu non sarai astratta come il sogno. Sarà un giorno senza numero, senza mese e senza anno, e io e te avremo conquistato l'eternità. Ci credi? Se sì, mandami a dire.
PINO ROVEREDO



mercoledì 21 novembre 2012

L' ALBERO DI NATALE PERFETTO


Addobbare l’albero di Natale è ormai una tradizione centenaria diffusa in tutto il mondo. Ai primi di dicembre la famiglia si riunisce per questo immancabile rito, un momento da trascorrere con chi si vuole bene, perché in fondo il Natale è questo: gioia da condividere. Che sia vero o una riproduzione, grande o piccolo non importa, purché sia decorato, luccicante e di grande stile. Il conto alla rovescia è iniziato, siete pronti al Natale? Non fatevi cogliere impreparati. Per voi questa settimana alcuni consigli per realizzare un albero perfetto con decori e accessori tra tradizione e nuove tendenze in materia di Natale.
L’albero della tradizione
La tradizione vuole che l’albero sia un pino, una pianta sempreverde che ci ricorda che la natura è viva e strepitosa in ogni stagione. L’albero di Natale tradizionale trova posto in un salotto caldo e accogliente, ancora meglio se vicino ad un caminetto schioppettante. Per le decorazioni si possono scegliere abbinamenti tradizionali, come oro e rosso o argento e blu, oppure accostamenti glamour con colori di tendenza viola, verde e rosa… Scegliete palline, pendagli originali, festoni e non dimenticate il puntale per un tocco regale. L’atmosfera natalizia così è garantita!
Mini è sempre chic
All’albero di Natale non si deve rinunciare, tantomeno per mancanza di spazio. In piccole case si possono studiare soluzioni decorative ad hoc, per valorizzare ogni angolo e renderlo natalizio più che mai. Scegli mini alberelli da mettere sul davanzale della finestra oppure alberi iconici in materiali alternativi come vimini, carta o ferro. Per arricchire di gioia natalizia la casa opta per decorazioni, anche artigianali, capaci di creare continuità tematica: scegli un candelabro a forma di albero come centrotavola, piccoli segnaposto a forma di pino, cuscini e plaid con decorazioni di natale. Lasciati trasportare dalla fantasia, a Natale ci si può sbizzarrire l’importante è farlo con gusto.
Ingresso di Natale
Il Natale è dentro e fuori casa. Non trascurare le decorazioni in esterno! Arricchisci la porta di casa con una ghirlanda intrecciata con rami di pino, bacche rosse, pigne e qualche decorazione dorata o d’argento; è possibile realizzarla anche a mano, il fai-da-te è sempre un’ottima e divertente soluzione. Per catturare l’attenzione di ospiti e vicini non dimenticare i decori luminosi: profila finestre o corrimano con luccicanti fili di luce, bianchi o colorati, fissi o a intermittenza, saranno il tocco chic dell’outdoor natalizio .


martedì 20 novembre 2012

LA PASSIONE CHE DIVORA

Tutto quello che posso dire è che sono pazzo di te. Ho cercato di scrivere una lettera ma non ce l'ho fatta. Ti scrivo  in continuazione - nella mia testa- e i giorni passano e mi chiedo che cosa penserai tu. Aspetto con impazienza di vederti. Martedì è troppo lontano. E non solo martedì - mi chiedo quando verrai e se passerai la notte con me.
Quando potrò averti per un bel pò ? E' un tormento per me vederti solo poche ore, e poi dover rinunciare a te. Quando ti vedo, tutto quello che avrei voluto dirti se ne va in fumo - il tempo è così prezioso e le parole sono estranee. Ma tu mi rendi così felice perché posso finalmente parlarti. Amo la tua vivacità, i tuoi preparativi di fuga, le tue gambe come una morsa, il calore fra le tue cosce. Sì, voglio smascherarti. Sono troppo galante con te. 
Voglio guardarti a lungo e con ardore, toglierti gli indumenti, coccolarti, esaminarti. Lo sai che ti ho guardata appena? Sei rivestita ancora di una sacralità eccessiva.
La tua lettera, ah quegli svarioni! Mi fanno sorridere. E mi inducono anche ad adorarti. E' vero, non ti apprezzo abbastanza. Verissimo. Ma non ho mai detto che tu non apprezzi me. 
Affermarlo sarebbe troppo egoistico da parte mia. Amore, non so come dirti ciò che provo. Vivo in un perenne stato di attesa. Arrivi, e il tempo vola come in un sogno. 
E' solo quando te ne vai, che mi rendo davvero conto della tua presenza. E allora è troppo tardi. Tu mi instupidisci.



venerdì 16 novembre 2012

IL MIO CARSO


Carso, che sei duro e buono ! Non hai riposo, e stai nudo al ghiaccio e all'agosto, mio carso, rotto e affannoso verso una linea di montagne per correre a una meta; ma le montagne si frantumano, la valle si rinchiude, il torrente sparisce nel suolo.
 Tutta l'acqua s'inabissa nelle tue spaccature; e il lichene secco ingrigia sulla roccia bianca, gli occhi vacillano nell'inferno d'agosto. Non c'è tregua.
 Il mio Carso è duro e buono. Ogni suo filo d'erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l'arsura per aprirsi. Per questo il suo latte è sano e il suo miele odoroso.
Egli è senza polpa. Ma ogni autunno un'altra foglia bruna si disvegeta nei suoi incassi, e la sua poca terra rossastra sa ancora di pietra e di ferro. Egli è nuovo ed eterno. E ogni tanto s'apre in lui una quieta dolina ed egli riposa infantilmente fra i peschi rossi e le pannocchie canneggianti.
Scipio Slataper



mercoledì 14 novembre 2012

IL MIGLIOR MASCARA DEL MONDO, FACE STOCKHOLM

Il mascara è per me l'unico trucco irrinunciabile e indispensabile. Posso uscire anche completamente struccata, ma senza un pò di mascara mai ! Negli anni ne ho provati tantissimi, di tutte le marche, dalle più commerciali vendute al supermercato alle più sofisticate e costose delle profumerie. Ho sempre avuto problemi a trovare il mascara ideale, perchè ho gli occhi molto sensibili e soffro di allergia. Ho trovato a volte dei buoni prodotti, ma mai finora quello che mi soddisfasse del tutto. Quando alla Profumeria Belle et Beau di Trieste mi hanno proposto il mascara Face Stockholm mi sono fidata, perchè so che li al nord non scherzano con i prodotti anallergici. Quando poi a casa l'ho provato, me ne sono innamorata !!! Il mascara ha una consistenza ottimale fin dalla prima applicazione, uno spazzolino che incurva e allunga le ciglia già alla prima passata, non brucia gli occhi, non scola, la tenuta assicurata per tutta la giornata, non si incolla alle ciglia e quindi struccarti la sera non diventa un incubo. Insomma, sguardo da cerbiatta assicurato ! Il costo non è proprio economico, ma vi assicuro che ne vale la pena! Provare per credere!
FACE STOCKHOLM Lash Lift 




giovedì 8 novembre 2012

DIPTYQUE, L' OMBRE DANS L'EAU

E' il MIO profumo invernale da sempre, e sempre lo sarà. Secondo me il migliore al mondo, assieme a Carnal Flower di Malle, che però è sicuramente meno portabile. 
Un profumo incredibilmente suggestivo che ti trasporta in un giardino lungo il fiume inglese ricoperto di rose e con un groviglio di cespugli di ribes nero.
L'inizio è sorprendentemente verde, quasi astringente, poi appaiono le rose - fresche, vivaci e belle. E' possibile sentire l'odore della terra bagnata della riva e delle bacche appesantite dai rami e dalle foglie più anziane che sono cadute a terra. Il nome si traduce come "Ombra nell'Acqua", e c'è un accenno di malinconia qui, un tocco di agrodolce. Tuttavia, vi è anche una freschezza rigenerante - forse il giardino sul lungofiume è dove andiamo a riprenderci dal batticuore. Questo è un profumo davvero 
originale, assolutamente bello.




lunedì 5 novembre 2012

I MANIACI DEL CONTROLLO

Il maniaco del controllo è quella persona che sia nella sua vita che in quella degli altri, deve fare tutto e assolutamente a modo suo. Il maniaco del controllo è pieno d' ansia . In fondo sa che non può controllare il futuro e così cerca di controllare le persone della sua vita , pensando così di crearsi un senso di sicurezza. Molte volte, quando vede che il controllo gli sfugge, è abitudine del maniaco del controllo scatenare un attacco verbale contro le persone che gli stanno vicino, cercando di renderle a loro volta insicure. Infatti è tipico di queste persone rivalersi sugli altri piuttosto che cercare il cambiamento in se stessi. In casa poi è un fissato delle faccende domestiche : cerca sempre di assumersi più responsabilità di quanto possa sopportare, tendendo a sovraccaricarsi di incombenze per poi potersi lamentare di essere una vittima sacrificale. La patologia può crescere fino al punto che il maniaco del controllo evita totalmente di fare attività che non si possono controllare al 1000 %, ad esempio guidare, nuotare o sciare. Insomma, se riconoscete alcune di queste caratteristiche in chi vi vive accanto, fra gli amici o i colleghi di lavoro, vi do un unico consiglio : scappate a gambe levate !!!!



domenica 4 novembre 2012

MONOLOGO DEL NON SO

Io non so se questa mia vita sta spianata su un
buco vuoto. Non so se il silenzio che indago
é intrecciato alla mia sostanza molle.
Io non so se quello che cerco e ho cercato e
cercherò, non so se quello che cerco
é un insulto a quel vuoto.
Non so se questo fatto di non avere
un paio d’ali sia premio o castigo,
io non so se la polveriera
della mia inquietudine sia un trono
su cui mi siedo minacciato, se la fuga che
a scatti regolari mi pungola, se quel
puerile sogno di fuga sia uno sgambetto
d’angelo, d’un buffone d’angelo che
mi vuole inciampare.



Io non so se l’amore sia una guerra o una
tregua, non so se l’abbandono d’amore
sia una legge che la vita cuce fino al
ricamo finale. Io non so
che farmene di questi nemici che premono,
non so che farmene oggi di questo oggi
e me lo ciondolo fra le dita perplesse,
non so parlare di quello che
è sentito nel profondo me, non so parlarlo
quell’essere che é qui presente fra le vite degli
altri.
Io non so spiegarmi l’imperturbabilità
di Dio, e non mi spiego di non udire il
suo grave lamento, il suo urlo di collera o
d’amore, e non so vederlo che sono in cecità
ma vorrei sentirlo almeno piangere come piango io
guardando le facce indolorate, guardando le
facce con grave malattia terrestre,
io non so invocarlo né bestemmiarlo che
è troppo nella sottrazione e troppo
astratto per i miei chili umani.
Io non so forse non voglio
consegnarmi negli uffici del mondo,
e stare buono nelle sale d’aspetto della
vita. Io non so nient’altro
che la vita e molte nuvole intorno che
me la confondono me la confondono e non
so cosa aspetto, cosa sto aspettando in questo
sporgermi al tempo che viene. Io non so
e vorrei, vorrei, non so stare
fuori misura, fuori misura umana,
fuori da questa taglia finita.
Io non so perché guardando l’acqua del mare
mi salta in petto una gioia di figlio con la
madre. Non so se questa uscita mia in un secolo
a caso, se questo essere qui a casaccio,
io non so spiegarmi questa malattia
all’attacco del mondo, non so guarire
questa malattia che indolora e vorrei
sistemare ogni cosa, in un sogno puerile di
tregua, in un’arcadia anche retorica,
in un dormire abbracciato dei
guerrieri che si innamorano.
Io non ho capito e dovrei,
non ho capito il mondo della
vita, io non ho capito la legge sottostante
e non ho da fare la consegna a
questi cuccioli che aspettano, che esigono
da me l’aver capito.
Io non so la canzone
che spensiera e non so soccorrervi
non so pur volendolo
con quella forza di cagna
che dà il latte, non so soccorrervi nel vostro
sbando, io non so farvi da balsamo
io non so mettervi nel coraggio essenziale,
nello slancio, nel palpito.
Il mio Graal l’ho ritrovato e perso cento
volte.
[…]
Io non so se la bellezza è questa accademia di
centimetri, se la bellezza, la bellezza è questa
carnevalesca decadenza di saltimbanchi,
io non mi spiego la crocifissione
della grazia, e non mi spiego perchè
mi trovo in questo covo rivoltato
in questa fossa con gli orchi attuali
in questo lato barbarico della specie,
e non so perchè stando a occidente non si
ode quell’alleluia delle cose.
Io non so se in questa schiena
senza ali ci son grandi pianure da cui fare
il decollo, se in questa spina dorsale
ci sono istruzioni
per la manovra di decollo, se sono io la freccia
di questo arco della schiena, se sono io
arco e freccia, non so in quale mano
non mano o zampa di Dio mi stanno
torchiando, e sottoponendo al duro
allenamento dei dolori terrestri.
Io non so se la solitudine, se quello
strazio chiamato solitudine, se quell’andare
via dei corpi cari, se quel restare soli
dei vivi, io non so se quel lamento della
solitudine, se quel portarci via le facce
se quel loro sparire
di facce che avevamo dentro il respiro, non so
se il dono sia questo portarci via le
carezze, questa slacciatura.
E’ poco il poco che so e di questo
poco io chiedo perdono. Io chiedo
perdono per quello che so, perdono io chiedo
per tutto quello che so.
 Mariangela Gualtieri