Mio padre, seppur nato in una città di mare, era un uomo di montagna. Proprio grazie al suo amore per la montagna ho avuto la fortuna di nascere con una casa al mare e una in montagna, e di crescere un pò nell'una e un pò nell'altra per poi lasciar scegliere il mio cuore. Mio padre sapeva che la montagna era buona e sana, e non ha avuto nessun timore a condurmi, piccola di pochi mesi, sulla Croda Rossa a 1950 m. Quella volta, parlo del 1968, non c'era che un piccolo rifugio che già si chiamava Rudi Hutte, e mi fecero una festa perchè ero la bambina più piccola mai salita lassù. A 8 anni avevo già fatto quasi tutte le vie classiche delle Dolomiti del Cadore e della Badia. A 10 anni mi portò in cima al Monte Peralba, 2700 m, in notturna, e vedere l'alba dalla cima di quella montagna è stata una delle esperienze più forti ed emozionanti della mia vita. Ogni domenica seguivo mio papà e i suoi amici del CAI in giro per le montagne, quasi sempre ero l'unica bambina, ma mi divertivo come uno stambecco che salta sulle rocce. A tre anni ho messo gli sci e li ho smessi solo quando le piste sono diventate troppo affollate da una masnada di gente che non riuscivo più a sopportare. Per me la montagna ha sempre significato calma, pace, silenzio, solitudine, contatto diretto con la natura, il prato, il bosco, l'albero, la roccia, la neve, il ruscello, era un rapporto uno a uno e tale deve rimanere. La montagna è sempre stata per me un sentimento quasi incondivisibile. Anch'io certo ho avuto la mia crisi "adolescenziale" che per qualche anno mi ha allontanato da tutto da ciò, preferivo allora la compagnia dei miei amici, le serate in discoteca e il silenzio della montagna mi era diventato stretto. Questo periodo è terminato come è finita quell'età incerta, e il mio amore con la montagna ha ricominciato a vivere. Quando sono nate le mie figlie ho cercato di trasmettere loro tutto questo amore, e in parte credo di esservi riuscita. Quando sono nella mia baita mi sveglio sempre presto, mi siedo e guardo fuori dalla finestra il mistero delle mie montagne. Sono passati tanti anni per me, per loro tutto è rimasto immutato, mi guardano maestose sempre nello stesso modo in cui mi guardavano da bambina. Penso a mio padre che ora le guarda dall'alto e la sua si che è una vista meravigliosa!
«Ho portato il mio Io sul punto piú alto e lo lascio lassú, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono».
Reinhard Karl